Alvaro

La mia storia inizia a marzo del 2017, quando mio padre Alvaro viene ricoverato all’ospedale in seguito ad un malore. Sottoposto a tutti gli accertamenti del caso, giungiamo alla fine di aprile con la terribile diagnosi di Linfoistiocitosi Emofagocitica di tipo secondario (forse un linfoma); pochissime le percentuali di sopravvivenza prospettate dai medici che lo stanno seguendo, viste anche le precarie condizioni cliniche in cui mio padre versa da più di 60 giorni. Iniziamo subito la terapia prevista dal protocollo e arriviamo a giugno con l’ultimo ciclo di chemioterapia.

È in questi giorni che conosco l’associazione AILE, trovata su Facebook per caso e subito contattata nella persona del presidente, Ugo Ricciardi. La sua accoglienza nel gruppo mi dà la forza che non pensavo di avere; mi incoraggia a contattare i medici più illustri in questo campo per avere un riscontro e sapere se sono in buone mani oppure devo cambiare equipe. Mi conforta come se mi conoscesse da sempre, mi racconta la storia di suo figlio Mario, mentre io lo aggiorno, giorno per giorno, sulla malattia di mio padre.

Ringrazierò per sempre questa “famiglia” che mi ha accolto, supportato e incoraggiato ad andare avanti anche soltanto condividendo le diverse storie, che in qualche modo ci fanno partecipi di un’unica battaglia. Ora mio padre è guarito; la terapia ha funzionato e la malattia si è spenta. Dovrà fare ogni sei mesi i vari controlli di routine e io sono molto felice di aver ritrovato mio padre come era prima di marzo 2017, come se nulla fosse successo; addirittura la sua guarigione così repentina e soddisfacente ha meravigliato i medici dell’ospedale che presto pubblicheranno la storia di mio padre sulle riviste specialistiche del settore, affinché serva da esempio per eventuali altri casi.

Cinzia (la figlia)

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