Il cuore grande di Napoli: in migliaia in piazza per la tipizzazione del midollo osseo

Napoli è una città straordinaria, per tanti versi estrema, dove ogni cosa, ogni sentimento è portato all’apice della sua intensità. È stato così anche sabato 27 ottobre quando in migliaia hanno risposto all’appello della famiglia di Alessandro Maria Montresor.
Alessandro Maria è un bimbo di poco più di un anno, ammalato di Linfoistiocitosi Emofagocitica, per il quale ad oggi non è stato ancora trovato, nel registro mondiale dei donatori di midollo osseo, un donatore con alta compatibilità. I genitori del piccolo hanno fatto appello, attraverso i social network, per spingere nuove persone a tipizzarsi, nella speranza di trovare il giusto donatore. L’appello, accolto dai volontari dell’ADMO – Associazione Donatori Midollo Osseo, si è tradotto in diverse giornate di tipizzazione su tutto il territorio nazionale.
Sabato 27 ottobre è stata la volta di Napoli, dove la risposta dei giovani (in Italia è possibile sottoporsi a tipizzazione solo tra i 18 ed i 35 anni) è stata commovente.

Fin dalle prime ore del mattino in Piazza del Plebiscito si è formata una lunga fila di persone; durante l’arco della giornata i volontari possibili donatori sono aumentati a tal punto che più volte è stato necessario richiedere, agli altri centri ospedalieri campani ed allo stesso Ministero della Salute, l’invio di tamponi per la tipizzazione attraverso la saliva. In soccorso sono state inviate dall’AVIS anche due unità mobili per la tipizzazione attraverso prelievo sanguigno.

L’AILE c’era. Eravamo in piazza per Alessandro Maria, sì, ma anche per tutti i bambini che oggi, in Italia, stanno lottando contro questa malattia. C’eravamo per sensibilizzare, per far conoscere l’HLH, per aiutare i ragazzi a fare una scelta consapevole circa la possibilità di diventare donatori di midollo osseo, per far conoscere a chi era lì il nostro impegno quotidiano accanto alle famiglie dei bambini malati per sostenerli psicologicamente, logisticamente, economicamente ma anche per sottolineare l’importanza della ricerca di base su questa malattia, oggi ancora orfana di cure certe.

È stata una giornata intensa, lunga, emozionante fatta di attese lunghe anche ore, di medici straordinari che non si sono fermati un attimo, di militari dell’Esercito Italiano attenti come angeli sulla folla di ragazzi in fila.
A tutti va il nostro più sentito GRAZIE!
Insieme contro la Linfoistiocitosi Emofagocitica.

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